- My friends, -
così lui cominciava
il suo discorso
al caminetto, dalla radio.
- Vincere la paura
di avere paura
è l'obiettivo
da conquistare insieme. -
L'America ascoltava
il Presidente handicappato
che guidava il mondo
dalla carrozzina
e si specchiava
dentro la piscina
accarezzando un sogno
ancora più profondo di quel blu.
Roosevelt Goodbye.
Ma dove se n'è andato
quel ragazzo scanzonato,
ricco, un po' superficiale
come i libri di Fitzgerald
dove ci sono bionde platinate,
belle e delicate
come coppe
di champagne.
Oh, febbre che hai spazzato via
di colpo le emozioni e le ragioni
di quello che tu
eri prima,
oh, febbre che hai portato
nella mente conoscenza
e giù nel cuore
brividi d'amore.
Roosevelt Goodbye.
Quella malattia che dentro te
ti sconvolge prima, e poi,
poi, d'un tratto ti cambia,
rinasci e ti scopri
più forte che mai.
La grande crisi, il crollo,
e l'America in ginocchio
soltanto in cento giorni
ricominciò a sperare,
ma quanta fantasia
ti ci è voluta
per volare tu, gabbiano,
sulla corsa di Wall Street.
No, noi non c'eravamo
nell'America di allora,
proiettati nel duemila
noi restiamo ancor qui
con la fretta di chi
vuole cambiare il mondo
e trovare la strada
della felicità...
Più forti che mai
più veri che mai
più dolci che mai
più belli che mai
Roosevelt Goodbye.