Basta prendere una chitarra,
farci sopra quattro accordi,
attaccarci due parole,
iniziare a cantar storie.
Il segreto per riuscire,
per piazzarsi sul mercato
è cantare le ingiustizie del povero e del diseredato.
C'è chi canta il disperato
che è finito a San Vittore
perché un giorno sul mercato rubò
per fame un cavolfiore.
C'è chi canta quel vecchietto
che è finito a San Vittore
perché un litro di barbera
gli mise in gola troppo buonumore.
C'è chi canta quella signora
che e finita a San Vittore
perché per sfamare i figli
vendeva a tutti un po' d'amore.
E la gente si commuove,
e la gente ha il cuore in mano,
compra il disco e si risente
quel pietoso caso umano.
Ma io invece canto gente
che non fa pietà a nessuno,
perché questa e la mia gente,
li conosco ad uno ad uno.
E io canto il camerata
che è finito a San Vittore
perché in piazza un dì difese
dagli sbirri il tricolore.
E io canto il camerata
che è finito a San Vittore
perché voleva che cambia**e
questo mondo senza onore.
(E io canto i camerati
che giù a Roma han messo dentro
perché il ministro non voleva
che il PCI fosse scontento.
Perché quando a sparare
si sa che sono i comunisti
il delinquente è molto meglio
ricercarlo tra i fascisti.)
E io canto i camerati
che finiscon sempre dentro,
perché il regime senza paura,
possa vivere contento.
E io canto i camerati
che son dentro senza accusa,
se non quella di esser vivi
senza averne chiesto scusa.
E io canto, camerati,
che stasera siete soli,
perché dietro a quelle sbarre
avete insieme i nostri cuori.