Basta prendere una chitarra, farci sopra quattro accordi, attaccarci due parole, iniziare a cantar storie. Il segreto per riuscire, per piazzarsi sul mercato è cantare le ingiustizie del povero e del diseredato. C'è chi canta il disperato che è finito a San Vittore perché un giorno sul mercato rubò per fame un cavolfiore. C'è chi canta quel vecchietto che è finito a San Vittore perché un litro di barbera gli mise in gola troppo buonumore. C'è chi canta quella signora che e finita a San Vittore perché per sfamare i figli vendeva a tutti un po' d'amore. E la gente si commuove, e la gente ha il cuore in mano, compra il disco e si risente quel pietoso caso umano. Ma io invece canto gente che non fa pietà a nessuno, perché questa e la mia gente, li conosco ad uno ad uno. E io canto il camerata che è finito a San Vittore perché in piazza un dì difese dagli sbirri il tricolore. E io canto il camerata che è finito a San Vittore perché voleva che cambia**e questo mondo senza onore. (E io canto i camerati che giù a Roma han messo dentro perché il ministro non voleva che il PCI fosse scontento. Perché quando a sparare si sa che sono i comunisti il delinquente è molto meglio ricercarlo tra i fascisti.) E io canto i camerati che finiscon sempre dentro, perché il regime senza paura, possa vivere contento. E io canto i camerati che son dentro senza accusa, se non quella di esser vivi senza averne chiesto scusa. E io canto, camerati, che stasera siete soli, perché dietro a quelle sbarre avete insieme i nostri cuori.