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[Napo] Ecco, ecco, ecco ecco una casa che cade a pezzi gradualmente, il nervoso. I frammenti di soffitto mi invadono il piatto mentre mangio. Sono nervoso: buono l'intonaco amaro. Mi diverto: faccio una cena in questa casa con qualche amico rimasto incerto ma calmo, mentre io: sono nervoso. L'occhio sinistro sbatte da solo, è un tic nervoso. Sono davvero troppo meticoloso: mentre gli amici finiscono di mangiare, io sono già corso in giardino ad accendere un fuoco. Nemmeno il tempo per digerire: innesco una pira sacrificale, bruciamo divani, sedie, poltrone, qualche oggetto che vale; qualche retaggio letale di cui ci si vuol liberare. Guardare la gommapiuma infuocata colare, annusare il fumo malsano che sale, mi fa pensare al fatto che sono nervoso. E non è un fuoco di paglia: è un fuoco di gomma, che rilascia nell'aria più di una sostanza tossica. Quando si spegne resta una poltiglia plastica che indurisce e incrosta la mia sera di nervoso. Fine del fuoco. Inizio di uno scoppio di motore a metano: ci spostiamo in quattro in macchina poco lontano dalle colline. Nelle mie mani linee curve, spezzate. Andiamo a una festa che ci interessa: io sono nervoso. Non voglio sentire le gesta dei paladini della riscoperta, con lo stile nel pantalone, nella scarpa, con la polvere nella bottiglia e la pasta sotto la lingua: io ho la mia minestra bollente in faccia. La mia sopportazione oggi scompare, e non sto in casa, perché voglio sparpagliare una parte del mio nervoso. Il mio umore si scompone: perdo la mia personale, consolidata falsa morale. Voglio solo entrare in questa situazione, ed ascoltare la selezione breakcore. E che cos'è la breakcore? Non lo so, sono troppo veloce e frammentario, non riesco a spiegarvelo. Ve lo faccio raccontare da un altro, da qualcuno che si spiega molto meglio di me che sono nervoso in questo momento. Ehi Mula, fatti parlare dall'argomento: [Zona MC] “Essa è la continuità che sorvola un mondo a pezzi. Breakcore come un Blob di Ghezzi a parte gli scherzi: prosa elettronica, lo zen e l'osceno, un'etichetta per il suo superamento in ogni esperimento estremo” [Napo] Avete visto? Potete anche smettere di avere bisogno di una musica che vi a**omigli, che vi attualizzi. Potete anche smettere di aspettarvi che arrivi un gruppo musicale od un genere nuovo ad ispirarvi: salvandovi dai vostri vuoti creativi, tirandovi per le orecchie. Finché non vi darete delle mosse io non avrò un gruppo preferito, ed ascolterò questo genere imprecisato di elettronica convulsa e frammentaria, per forza astratta, che cazzo vuoi? Gli ascoltatori sono esseri importanti, anche quando sono appoggiato al muro, a questo party: in questo luogo con i soffitti ba**i, con le ca**e davanti, ed altre stanze con altri sound, altri impianti; e vari personaggi che mi salutano e vanno ad ingranarsi. I miei compari distinguono i ba**i, programmi e volumi alti; integrarsi e divertirsi, come “La chiave del 20″. I miei scopi sono mistici: astrarmi dal nervoso. Non ci riesco: chiudo gli occhi e vedo me stesso che chiudo gli occhi e mi innervosisco. Vorrei che alcune persone che mi rendono così agitato non mi stessero lontano, interpellandomi saltuariamente come se niente fosse stato. No! Combattiamo, diamo sfogo a questo nervoso! Niente saluti di convenienza, oltrepa**iamo i nostri limiti sbattendocene dell'apparenza. Ma questo non serve. Perché? Sono nervoso. Non ho più riserve nascoste di energie preposte a mettere a posto le cose. Posso solo andarmi a sedere su quel divano, nella saletta dubstep. Quando parliamo di breakcore e dubstep, stiamo proponendo o sputtanando dai non-generi? Dovete essere proprio stupidi a non accorgervi che siete voi a decretare quando una cosa è nuova o vecchia. Io? Sono nervoso, mentre voi guardate la Terra dalla vostra finestrella, cercate motivazioni per essere arrabbiati, cosa posso dirvi? Chissà com'è questo divano quando va in pezzi, quando va a fuoco? Mentre sono seduto, mi lascio andare nel vuoto di pace, ascoltando musica che mi piace, mentre intorno a me niente tace. Ecco Mula che ricompare, entusiasta delle tracce; forse anch'io dovrei saltare, davanti alle ca**e come dentro un baccan*le. Va bene: mi lascio andare, mi sblocco. Un po' d'ignoranza: un viaggio lontano da questa testa, dalla sua interezza. Non ho nemmeno il tempo di alzarmi: qualcuno mi bussa sulla spalla destra. È una ragazza, che ha pa**ato i trenta, mi interpola, mi interpella: “Ciao! Posso sedermi? Chiacchieriamo? Ti disturbo? Sei in meditazione?” Sì, siediti, stai attenta però: potrebbe prendere fuoco. “Ma cosa?” Il divano. “Davvero? Ai miei tempi i divani ai rave non c'erano!” Mula, vieni! C'è una ragazza che si crede vecchia che vuole parlare con te! “Io non mi credo vecchia, è solo che non ho più l'età per queste cose!” “La cifra dell'età è il perfetto esempio di una differenza di grado che maschera differenze di natura. L'invecchiamento è un evento, a quale età si diventa adulti? I limiti sono a**urdi, è la paura di esser vecchi a render tale una persona che si specchia!” “No, vabbé, ma io mi sento giovane, dicevo così per dire!” “Io invece amo dire per fare, o fare e basta. E anche il dire è un fare, ma spesso i dialoghi sono esperimenti venuti male: ovvero non tanto privi di soluzione, ma di imprevisti che mi possono interessare.” “In ogni caso mi sembra che ti piaccia parlare, eh?” “Discuto quando ho dei problemi, sennò ballo: e questa adesso è una rarità per cui non essendo lesto il pa**o per me è uno sballo; quindi scusami bella, ma vado a fare quattro salti senza padella, droga, senza droga…” “Il tuo amico è un po' frenetico!” Sbagliato: lui è calmo senza freno etico, io sono nervoso ma mimetico. “Beh, dovresti cercare di stare calmo almeno quando hai una ragazza di fianco che ti sta parlando!” Giusto, brava! Dovrei placare ulteriormente, inutilmente, l'agitazione divorante che mi consuma dai piedi alle palpebre, solo per gettarmi tra le braccia di una ragazza che si sente vecchia! “Te la racconti! Mi trasformi nel bersaglio dei tuoi rancori sepolti? Non sono qui per trattenerti, se conosci dei modi per sfogarti usali!” È quello che sto cercando di fare. E conosco un solo incantesimo, uno solo Ancora non capite? Com'è possibile sfogare quello che non viene fuori? Devo aspettare che siate voi a capire per caso o per natura, oppure sono io a dovermi impegnare nello spiegare oltre i miei limiti? Oppure ancora seguire il flusso degli eventi ma, nel frattempo, mentre voi state credendo di ascoltare un disco od un concerto, ed io sto credendo di abbattere questa barriera soffocante, nel frattempo come faccio? Come si fa a stare male? Come posso trasmettermi agli altri senza che si innervosiscano anche loro, come me? Come? Come posso io? Qual è questo incantesimo? Prendi quel trave di legno, e pestalo ripetutamente contro quel palo di ferro, gridando con tutta la voce che hai: “Primo colpo!” Qualcuno si gira a guardarti. “Secondo colpo!” Non esiste già più nessuno. “Terzo colpo!” Soddisfatto? “Quarto colpo!” Non sento più niente! “Quinto colpo!” Continuo a non sentire! “Sesto colpo!” Il trave scivola dalle mani, colpisce il palo, rimbalza sul mio inguine, caduta in terra senza respiro, considero il dolore, ho delle immagini: niente risposte. Perdo tutto. Dieci minuti a terra senza conseguenze, le persone sono macchie impellenti, mentre riscopro il respiro: e sono fuori, fine del nervoso, sono disteso in terra bocca aperta e testa vuota. E adesso? E ora cosa inizia?