Marco Zangirolami - L'Aggettivo Adatto (Variazione Sul Tema Tra La Noia E Il Valzer) lyrics

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Marco Zangirolami - L'Aggettivo Adatto (Variazione Sul Tema Tra La Noia E Il Valzer) lyrics

[Strofa] Nessuno tocchi le mie tende Sono praticamente rinchiuso in casa dal giorno che venne Dopo il giorno in cui parlai con lei Io l'amavo e mi scappò un "se saprei" "Se sapessi" rimase incastrato in gola Non riuscivo a pronunciare più alcuna parola Scappai a casa, la lasciai lì sola E da quel giorno abbandonai la scuola Sono pa**ati anni, il tempo pa**a Oggi vivo grazie a qualche banconota falsa Che mio pa' mi manda per corrispondenza E grazie a mia mamma che mi riempie la dispensa Sono pigro come Pino Non sono mai sveglio prima della sera Scendo per sentire il buonasera delle ragazze al caffè Prendo un caffè e un pacchetto di leggere Mi metto a sedere per leggere l'edizione della sera del Corriere della Sera Ma non mi interessa un granché e non leggo neanche una pagina intera Che sono già di ritorno a casa Per timore di incontrare il giorno per strada Io lo conosco bene il giorno, ogni volta che lo incontro Mi chiede se ho del tempo da dedicare al mondo, no Se avessi tempo sarei ricco Non conserverei la pioggia pulita in un bricco Fuggo le fatiche nel ghetto Resto a letto, sempre a letto Il resto della casa non lo conosco Potrei pagare l'affitto solamente per questo A terra ho pochi vestiti e pochi dischi E qualche bottiglia vuota di whisky Bevo e dormo, mi sono sempre perso l'arcobaleno La pioggia mi concilia il sonno Mi sveglio e mi verso un altro whisky Sempre whisky, l'alcol non fa male se non mischi Sto qui fino a che non mi danno lo sfratto "Disoccupato", amo quest'appellativo Io sono un disoccupato attivo Anche se forse "attivo" non è l'aggettivo adatto Intendo dire non mi sento uno straccio Voglio far nulla e grazie a Dio nulla faccio Mio zio invece è disoccupato pa**ivo Se non lavora si dimentica d'essere vivo Ed in questo periodo si è iscritto ad ogni bando E per non fare niente fa un po' di contrabbando Si sente l'autunno addosso come foglie morte Lo vado a trovare, ascoltiamo radio Reporter E ci chiediamo come vivono i pubblicitari Delle piccole radio, dei circuiti locali Ad una certa ora dico, "Zio, io m'incammino" Ma non vuole che me ne vada e versa ancora vino Un occhio quasi chiuso, l'altro una feritoia Sento le radici pesanti vinte da sequoia Fino a quando tirerò le cuoia Tra la noia e il valzer sceglierò sempre la noia Qualsiasi cosa debba fare non è urgente Parlo al pa**ato, al futuro, mai al presente Di quello che potrebbe succede in futuro Se non succede più, giuro, non me ne curo Il medico me l'ha spiegato chiaro, oggi bevo Perché a sedici anni facevo quello che volevo Mi trovavo sempre in forse, senza calze Per la stanza sparse banconote false Ne recuperavo qualche d'una ogni mattina Poi mangiavo uno yogurt il giorno prima che scadesse E leggevo un giornale del giorno prima Poi andavo a scuola in ritardo sul calesse Un impiegato della CEI pensa Che la mia vita cambierebbe Se mi riempissi io la dispensa e mi trova**i una lei Io gliel'ho già detto che so già che le direi: "Schiacciami lo stivale sulle spalle Feriscimi mezz'ora e dammi foia, e poi esci da sola E lasciami qui, con il mio sangue che cola fino alla noia"