Laze Biose - Paradosso del ghiaccio perenne lyrics

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Laze Biose - Paradosso del ghiaccio perenne lyrics

Ascolto musica e starnutisco, il volume è troppo alto, per questo non sento se qualcuno mi dice "salute" o meno, non vorrei essere scortese e dico "grazie" a voce alta anche se non sono sicuro che sia utile, magari è anche irrisorio, stentoreo [?] il pa**aggio che scorre al suo contrario, al contatto con le gocce il vetro si rompe, rimane sospeso nello spazio e nel tempo, mi guardo dentro, osservo il mio ventre, mi scopro senziente, tentennante, a tratti simbolico, evanescente. Ascolto il profumo della notte dalla postazione tattica aka una delle due finestre, l'acqua viene alla luce e vi si fonde, l'allucinazione presenzia le fronde neuroniche ma ecco! Cigola la carrucola nel pozzo, traumatico ritorno all realtà come Eugenio, Eugenio cammina con me! Lungo il muro tocco i cocci di bottiglia, mi attacco al dormiveglia, unico punto di contatto con la meraviglia, in quel momento nasco, discosto il parapiglia di quando scattava il cazzo di gioco della bottiglia, [?] di battaglia interrotta, vedo a tratti un'ombra, sporadica presenza. Dici di credere in Dio, hai meno misticismo tu nella tua esistenza che un atomo di cloro nella sua potenziale piccolezza, io credo, onirico riferimento [?] al presentimento che qualcuno dopo il [?] mi stia inseguendo, corro, ma so che lui esiste Sabbia, Sahara, Africa e non Castellammare di Stabia dove l'uomo vive senza rancore, dove tutto scorre e viaggia come un fiume senza colore, odore, sapore, rumore, il Sole muore, si sente l'orrida escursione termica, solo un pazzo cavalca con destrezza la landa arida, vestigia, tunica, l'espressione in volto denota un'unica nota armonica, il paradosso cosmico, indaco, i suoi occhi risplendono, più che vedere sentono, attendilo, è l'eminenza grigia che mai smette di muoversi, la sua spada ferisce chi tuttora continua ad illudersi e chi non sogna, distrugge i dubbi e le certezze, segna la svolta, lui non rappresenta niente, solo se stesso, l'asintotico ideale del saggio stoico mai raggiunto, carnagione complessa dal colore insulso: grigo. Difficile a dirsi, difficile a definirsi, la sua esistenza rappresentazione di un ipotetico estendersi infinito della realtà del sogno, lo vedo: una proiezione di me stesso ma possiede esistenza autonoma, il super-ego, mentre non mi spiego, tu capisci ancora meno, sarò sporadico, quello che non riesco a vedere lo immagino ma poi mi tocca conviverci e definire tutto per spiegarlo, spiegarlo al mondo con termini terrestri