Giorgio Gaber - Quello che perde tutto lyrics

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Giorgio Gaber - Quello che perde tutto lyrics

No niente, l'altra sera sono andato al cinema, che poi non so neanche bene perché ci vado, ogni volta che esco dal cinema, mi sento più stupido e più cattivo. Ma non importa, ci vado lo stesso. Mi siedo e: pim...pum...pam...calci pugni scontri, pim pum pam esplosioni e sangue effetti speciali... e ritmo, ritmo, ritmo... tanto di quel ritmo, che secondo me... manca il ritmo. Dai non importa, andiamo a casa. Prendo la macchina, infilo le chiavi... Non scoppierà mica eh? Lì scoppiavano tutte... Brummm!.. È andata bene. Dunque, via Londonio, arrivo lì, non c'è più la casa. Ho perso la casa, la mia casa. Avrò sbagliato strada fammi vedere, 24, 26... maledizione manca il 28. Non sarà mica un effetto speciale?.. Ho perso la casa. Avevo appena finito di pagare il mutuo. Un momento calma ricapitoliamo, sono uscito di casa... e c'era, sono andato al cinema, in macchina no... Non posso averla persa, la lascio sempre lì... Dove l'ho messa? E' vero io sono un po' distratto, non trovo mai niente, ma la casa è bella grossa, duecento metri quadrati di casa eh, non è mica un bruscolino... Me lo dice sempre la mia mamma che sono disordinato. Ha ragione, ha ragione la mamma. A proposito, la mamma... Dove l'ho messa? Ho perso anche la mamma. Oddio, devo fare la denuncia, sì tanto i carabinieri le mamme non le trovano mai. Non era neanche a**icurata. Peccato, peccato non tanto per il valore, è che era un ricordo. E adesso come faccio senza la mamma? E' chiaro che mi ci vuole. Non c'è niente che sostituisca la mamma, nemmeno un'amicizia, un gruppo, un'appartenenza, una patria l'Italia. L'Italia... Dove l'ho messa? Ho perso anche l'Italia, questo è grave eh, l'Italia di Mazzini di Cavour, l'inno di Mameli il tricolore che sventola. la mia Italia, chissà dove l'ho lasciata? Che poi se un la trova mica te la da indietro, se la tiene eh eh, no magari puoi recuperare i documenti le carte, la burocrazia i partiti. Ma l'Italia (fischio) E sì lo so, è duro riconoscere di avere perso tutti questi antichi valori. Ma questo secolo, tanto indaffarato e ormai esausto, ci lascia così, senza nulla che ci appartenga veramente, e soprattutto con la dolorosa sensazione che noi non apparteniamo a nulla.