Giorgio Gaber - I Atto 3° Quadro - Effetto Sera lyrics

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Giorgio Gaber - I Atto 3° Quadro - Effetto Sera lyrics

Per un po' non successe niente, tranne il gusto di immaginare le proprie abitudini e le proprie comodità. Non c'è nulla di più impegnativo di mettersi la scrivania al posto giusto, che è uno solo, lo so... Due giorni, ci vuole... però si gode. Ora è perfetta. Viene voglia di sedersi. C'è un piccolo particolare, me ne ero accorto anche ieri. Si intravede un angolo del soggiorno della casa accanto. Questo mi dà un attimo di dispiacere. Meno male che ora a poco a poco il buio si prende tutto. Si, era quasi sera e quell'uomo sedeva di schiena, o perlomeno si suppone che sedesse di schiena. In realtà non si vedeva affatto, anche perché la stanza buia era rischiarata a intermittenza solo dalla luce fluorescente della televisione. Sarebbe un abatjour moderna se non avesse il volume. E bravo colonnello! Tienila un po' più alta cosi la sento anch'io". L'ho visto, il Mazzolini. Bel tipo. E' fatto... come un colonnello. Anziano, ma dritto come un grattacielo. Che salute! Che vecchiaia invidiabile! Si comprano una bella casetta, un po' fuori... Nessuno ama la pace più dei colonnelli! Certo, li ho sempre visti finire nei giardini, nei roseti. Mica muoiono in battaglia. Mai! Lui si cura il suo prato, le sue piantine... A lui viene tutto bene. Ci ha delle rose enormi. E il gallo? Una statua. Gli a**omiglia un po'. Anche più maestoso. Mi ricordo che la prima volta che lo vidi se ne stava sopra il muretto dritto e impettito con la sua cresta rossa. Una via di mezzo fra... il colonnello Mazzolini, e... Giuseppe Garibaldi. Il solito rumore, sempre più forte) " Ma questo cos'è? Non è la televisione!" Ancora una volta avevo sentito il solito rumore. Qui c'è qualcuno che ci cammina sulla testa. Non sono mica paranoico. " Colonnello, parliamoci chiaro, in questi giorni lei non ha mica sentito qualcosa di strano che..." Ma cosa vuoi che senta... Piro, piro, piro, piro..." Lui si coccola le sue galline, poi prende il tegamino, un velo di burro, si cuoce due ovine... la poltrona, la stanza buia, appena un po' di fluorescenza televisiva, magica... Ognuno ha l'infinito che si merita. Credo di conoscerli gli uomini come lui. Li vedo ogni giorno compiere atti stupidi e inutili. Il loro scopo? Raggiungere la mediocrità. Ma tutto questo non aveva importanza, almeno per la mia storia... o meglio, ne aveva... Però, se un giorno dovessi dire la verità su quella sera, dovrei ammettere che io non ce l'avevo affatto col Mazzolini. In quel momento non sopportavo che anche in questa casa, che avevo chiamato ' Oasi'... non sopportavo l'idea che tutto quello che avevo bu*tato fuori dalla porta mi rientra**e dalla finestra. Se un domani uno dovesse dare un nome a questo nostro tempo... si, un capitolo, come fanno gli storici... che ne so... Il Romanticismo, La Rivoluzione francese... si, un titolo chiaro... non dovrebbero chiamarlo né Socialismo, né Decadenza, o... Postcapitalismo... forse la definizione più giusta sarebbe: La Volgarità. Si, la volgarità di tutto e di tutti. lo ero venuto qui solo, senza radio, senza giornali, senza televisione... ingenuità, forse... e mi ritrovo addosso in un attimo tutto quello da cui ero scappato, o meglio... da dove credevo di essere scappato. E' bastato un niente... quella finestra, quella fluorescenza... un simbolo, per carità... magico, l'ho chiamato, forse ipnotico, anche: un caleidoscopio. No, una lente di ingrandimento del tutto. Si, la volgarità degli oggetti, delle case, degli uomini, del successo, del fare, del non fare, delle parole, dei vestiti, delle facce, dei gesti, delle risate. La volgarità degli uomini politici, dei funzionari, dei giornalisti, degli intellettuali, degli attori, dei cantanti. La volgarità del mondo intero... certo, tutto dentro nella scatola, nel tubo... si, la fluorescenza... tutta la volgarità del mondo minuto per minuto. E' per questo che uno scappa da tutto. Perché senti che ti fa male... un male fisico, allo stomaco. Ti fa male dentro, diventi più brutto, più cattivo. E non te ne accorgi, perché ormai é la tua vita, la normalità. Perché la volgarità è in tutti. La volgarità dei sarti, degli architetti. La volgarità dell'opinione, della finta correttezza, dello scoop, dell'informazione. Sparire, sparire... impossibile. Ti raggiunge, ti raggiunge dovunque. Aiuto, aiuto! Sto qui, non ce la faccio a muovermi... instupidito, annientato. Bisognerebbe urlare dentro la propria testa. Niente. La fluorescenza, la fluorescenza... che amplifica, ingigantisce, col pubblico che applaude, che ride, che partecipa... Ma si, meglio l'idiozia, il delirio. Certo, le ma**aie, i pensionati, i Mazzolini... e i bambini che telefonano, che giocano... e i gettoni, i biscottini, i profilattici... di più, di più, sempre di più. Ci godo, si, ci godo. Voglio vedere fino a che punto. Non c'è fondo, non c'è fondo. La fluorescenza, si, la fluorescenza... è lei che fa venire il cancro. Aiuto, aiuto... la nausea, il vomito. Aria, aria. Ho bisogno d'aria. Fuori, fuori... ma dove fuori?... Ce l'ho addosso, ce l'abbiamo addosso. E se ne parla, anche, invece di vergognarsi. Se ne parla, si discute... questo è meglio, questo è peggio... Zitto, zitto! Basta. Vado via, vado via. Si, in questa casa da colonnelli, che non mi piace, mi fa schifo, non mi è mai piaciuta. Probabilmente quella sera li... no, anzi... certamente quella sera li avevo esagerato. M'era andato, proprio come si dice, il sangue alla testa. Ero rosso, accaldato, gonfio... e un po' stupido. " La fluorescenza... la fluorescenza..." La televisione è un oggetto. E un uomo è padrone di se, no? Se vuole la spegne. Prende un bel libro... Ma quale libro!... Quando sei dentro a quella roba li, ci sei dentro. Non esiste altro. Sulla strada della degradazione è meglio un bel telequiz che La montagna incantata di Thomas Mann. Andai a letto con questi pensieri, ma ero un po' confuso. Mi ricordo che un attimo prima di addormentarmi pensai... che avevo fatto male a non portarmi qui la televisione.