L'alba entra dalla finestra e io la guardo dal mio letto. Mi alzo, vado in bagno, mi guardo allo specchio e rifletto. Una sirena all'improvviso riempie il cielo con unghiate di suono. Si va, si va dentro le fabbriche a forgiare il medesimo abbandono. Poi alle cinque torno con Piero, oggi ride perché è la sua festa. Per la prima volta oggi alla mensa ha rifiutato il cibo, in segno di protesta. Aspettiamo in un bar che venga la notte, come se promesse di tenerezza, anche se in fondo agli occhi più non riusciamo a nascondere la stanchezza. Poi ecco la notte farsi avanti accordando i dolci strumenti. Le balere, i cabaret sghignazzano nel buio, promettendo nuovi divertimenti. Incontro Giovanna (...) contro un muro, dentro la sua lucida miseria. Vado in giro a cercare quelle donne che non mi hanno voluto per la mia cattiveria. Mio padre lavora (...) per gli ebrei, lucida le loro ca**aforti. Giù in piazza la radio della polizia ha intercettato una trasmissione per i morti. L'a**a**ino si toglie la parrucca e la maschera che lo rendevano tanto bello. Nel ripostiglio di un benzinaio (...) un altro coltello. E' notte, tu dormi nel mio letto con un uomo. Ho un gusto acido di lacrime dentro la bocca. Entro dentro cattedrali enormi devastate da simboli nazisti e scopro che in ginocchio sulle panche ci sono ladri, acrobati e musicisti. Stringono tra le mani coltelli e carabine ma sono arrivati troppo tardi. (...) dentro la sagrestia mangiano oro zecchino (...) ca**e di petardi. Le fabbriche delle armi vanno di giorno e di notte a un ritmo frenetico. Gli operai bendati imparano a memoria un canto cibernetico. Le finestre sono aperte, dentro fascisti adolescenti lavano armi e croci. Il grammofono della morte grida dalle mie pareti ma io non risponderò mai alle sue voci. Dentro le fogne, lungo il marciapiede bagnato la gente scorre verso il mare. Giovanna sconta con il cuore la certezza che non ce la faremo mai ad arrivare. Mentre dormo accanto con la luce accesa e il vino che trabocca. Quel tuo Piero piange nell'ascensore e urlando (...) la bocca. Il cappotto pieno di stelle che mi han regalato non serve a niente, mi fa solo paura. (...) sul pavimento manda un odore putrido di risciacquatura. Piero, (...), le strade, in mezzo ai quartieri, la finestra non si può aprire. Perché arrivano, è giornata feroce, la gente è pronta a impazzire. E' notte, tu dormi nel mio letto con un uomo. Ho un gusto acido di lacrime dentro la bocca. "Potrei raccontarvi delle cose su Giovanna Labbromorto, del periodo in cui si è stati insieme - il '58 - quando ci si amava fin dentro le ossa e la pasta e ceci il minestrone e le lunghe pa**aggiate nell'immondezzaio comunale a cercare abiti colorati da indossare.." "Giovanna Labbromorto era un pò brutta ma mi piaceva perchè scopriva tutto l'amore dallle giornate.. e inventava grandi uomini stupendi che regalava alle amiche ridendo.. e poi andava con qualche camionista con un sacchetto di mele e la schiena bianca piena di cicatrici.. non serviva, non ha importanza, era bello perchè dopo era piena di idee e continuava il gioco del nostro amore.. malato.." "Giovanna Labbromorto finì lasciando un fraca**o di stelle, dietro un corpo un metro e settanta su un letto sudato e una lunga fila di camionisti e direttori di liceo vennero a vedere, a toccare quelle dita così finte, a cercare diamanti dietro quel fango, tutti molto tristi... ma io stando un pò male e spaventato da quell'amore così immobile la vestii bene di bianco.. e bruciai tutto dentro la stufa..."