N. 14. Terzetto
IL CONTE
Susanna, or via, sortite,
sortite, io così vo'.
LA CONTESSA
Fermatevi... sentite...
Sortire ella non può.
SUSANNA
Cos'è codesta lite!
Il paggio dove andò!
IL CONTE
E chi vietarlo or osa?
LA CONTESSA
Lo vieta l'onestà.
Un abito da sposa
provando ella si sta.
IL CONTE
Chiarissima è la cosa:
l'amante qui sarà.
LA CONTESSA
Bruttissima è la cosa,
chi sa cosa sarà.
SUSANNA
Capisco qualche cosa,
veggiamo come va.
IL CONTE
Dunque parlate almeno.
Susanna, se qui siete...
LA CONTESSA
Nemmen, nemmen, nemmeno,
io v'ordino: tacete.
(Susanna si nasconde entro l'alcova.)
IL CONTE
Consorte mia, giudizio,
un scandalo, un disordine,
schiviam per carità!
SUSANNA
Oh cielo, un precipizio,
un scandalo, un disordine,
qui certo nascerà.
LA CONTESSA
Consorte mio, giudizio,
un scandalo, un disordine,
schiviam per carità!
Recitativo
IL CONTE
Dunque voi non aprite?
LA CONTESSA
E perché degg'io
le mie camere aprir?
IL CONTE
Ebben, lasciate,
l'aprirem senza chiavi. Ehi, gente!
LA CONTESSA
Come?
Porreste a repentaglio
d'una dama l'onore?
IL CONTE
È vero, io sbaglio.
Posso senza rumore,
senza scandalo alcun di nostra gente
andar io stesso a prender l'occorrente.
Attendete pur qui, ma perché in tutto
sia il mio dubbio distrutto anco le porte
io prima chiuderò.
(chiude a chiave la porta che conduce alle stanze delle cameriere)
LA CONTESSA
(Che imprudenza!)
IL CONTE
Voi la condiscendenza
di venir meco avrete.
Madama, eccovi il braccio, andiamo.
LA CONTESSA
Andiamo.
IL CONTE
Susanna starà qui finché torniamo.
(Partono.)