[Verse 1: Napo] Sono miei i difetti che ti imputo Sono mie quelle lacune che ti si arenano sullo scorrere del tempo Sono io che guardo e ti modifico E tu rispondi e mi modifichi E forse non ti pare giusto Vorresti ognuno a casa propria Ognuno con la propria identità Ognuno che si annoda con coscienza Alle strade indicategli dall'alto Al riparo dall'incomunicabilità Vorresti accettare l'altro ma Standogli distante Io non accetto gli altri ma Stando loro dentro La mia è una forma di auto-etero perfezionamento
Che si basa sul principio che Il difetto aggiunge, non detrae Che lo scontro un po' rilascia un po' contrae Generando movimento L'amicizia, amico mio, è antistatica Il contrario di niente è qualcosa Perché il tutto non ha contrari e li comprende tutti È la risposta alla domanda: Quale guerra non finisce in cui nessuno si ferisce? Il fondo di inimicizia necessario, acciocché noi siamo amici Il fondo di amicizia che riporta Il mio nemico sempre presso me