Io, una voce, io un amore, io, gli occhi verdi sempre io, le mie mani, pregando, io, un altare di cristallo, io. Questo canto di uccelli Nel sipario di nuvole sul deserto, io, la notte immensa, io, sempre io. La rugiada di questo pianto, io, per lo scrigno prezioso dei sospiri miei, per lo specchio del fiore delle mie labbra, io, che non posso baciarti, io che non posso stringerti, io, le fronde viola sul tempo che scorre, che scorre di colombe scalze come io. Muta acqua di chiaro argento, non sfiorata mai dal vento, il fanciullo a bere invita alla fonte della vita. L'altra sete che è più ardente Tende all'acqua, all'affluente,
chiedendo a ciò il cielo fiore, alla fonte dell'amore. Io, solo un eco, io, un azzurro fiore, io, i ricordi di pietra, io, la certezza d'amare, io, i confini del mondo, io, Verso timide fonti L'accecante riflesso, nudo di vita, io, l'incomprensione, io, sempre io. Una nenia per le locuste d'oro, gli arabeschi sono ori sui cerchi dell'acqua, per il pianto di antiche canne d'organo, io, di un silenzio di cigno, io che non posso stringerti, io, la bianca morte nelle conchiglie, conchiglie dense di echi, spente come io. E nell'acqua solo il canto Alla fonte del suo pianto, quando un fiore fu la sorte alla fonte della morte.