Ricordo ancora tutto, come una vecchia storia, di nobili,
Plebei e feudatari, lontana come l'anima dal reo o il tempo
Da un pensiero che grida forte la sua identità e che non finirà
Come non può finire l'eterno.
Che invece di sprezzanti ideali di potere, di dollari, di Mercedes
E di stragi, di golpe, di campagne elettorali, misteri e
Quirinale, si spiega con ben altre soluzioni
Che a quella gente là sulle poltrone stan sui coglioni.
Ma cosa sto dicendo, che razza di discorso, possibile che
Ancora non me ne renda conto, che quel che è stato è stato,
Che non c'è più riscontro tra quello che vorremmo è ciò a cui
Andiamo incontro.
Tra vivere felici anche non proprio come dive
E tante condizioni in cui si sopravvive,
E ancora tra paradisi di boschi, fiori e rivi,
E ozono, marmitte, diossina e detersivi.
Io proprio non capisco il falso della gente,
Che a tutti i costi vuole dimostrare,
Sfoggiando l'apparenza che conviene, di esser gente bene
E che in fondo non c'è più gran differenza
Fra loro, l'avvocato, lo stilista o l'eminenza.
E la televisione libro sempre aperto,
Delle tangenti sa dirci quasi tutto
Delle storie di famiglie puritane, di scandali e sottane,
Ma quel che è importante si è taciuto,
Non è occultamento di notizia, m giornalismo muto.
Ma di che sto parlando io me ne rendo conto,
Che in fretta o all'incontrario sta già girando il mondo,
Che ormai ogni valore ha già toccato il fondo,
E che ogni musicista, dicono, sia un para**ita immondo.
Ma allora, a questo punto, che cosa dovrem dire
Noi che mitra e bombe non riusciam a concepire
Ci spiace che la gente sia costretta a subire
Sperando almeno che chi è insoddisfatto, ci stia a sentire