[Verse 1: Marco Kessler]
Fin troppo sveglio, ne sommo di sonno
Non dormo, mamma mia continua a dirmi "scambi la notte per giorno"
Scrivo pensieri figli di bicchieri di troppo
Bruciore freddo di mentolo sul mio corpo
Mi è andata troppo bene per troppo tempo
Non voglio essere nessuno, riesco a stento ad essere me stesso
E la mia forma psico-fisica è a pezzi
Ma la fame non ha vizi
Per questo mi accontento
Non mi lamento della mia storia
Da un buco dentro a un vicolo corto fino al parco della Vittoria
E cammino tra la pioggia, senza voce e senza forza
E con in testa una congettura contorta
Ballo con la depressione, parlo con la confusione
Altrove chiamerebbero il dottore per via del mio nome
Percepisco come Helen Keller
Scuola Websterz, Marco Kessler
Dai giorni in cui bevevo il latte
Giocattoli della Mattel
Libro Cuore di Edmondo De Amicis
Giravo in bici, e costruivo grattacieli di sogni con i miei amici
Oggi cucio gli eventi con i tessuti
Dei nodi ravvolti dei miei momenti perduti
E creo musica e luce
Tra calma e irrequietudine
Il mio corpo come salma in solitudine
Ma cosa ne sai tu di me
Visibilmente turbato e gravemente malato
E in più mi sento agitato come un Gaucho psicopatico a cavallo
Metto l'infinito nello zaino
Stacco la flebo, scappo dal retro, taci
Che io sono bene dove vado
Con il buio o con la luce, con il freddo o con il caldo
Ogni mio testo è un viaggio
La mia parola è la parola chiave
La chiave per la tua nuova auto
Strappo orecchie come Tyson perchè ho un bazooka in bocca come Aesop e creo il caos
Come un temporale
Pulsazione temporale, forza parietale, scossa dall'occipitale
Scusa mamma, devo andare
Perchè se resto qui spacco la biosfera
Con i miei scatti di furia e scatti di cronaca nera
E non guardare la TV che è corrosiva
E trova vita dentro agli occhi di chi grida
E chiedo scusa se dove vedi introiti io vedo esplosioni
Negli occhi delle vallette ci vedo Berlusconi
Io trattengo il respiro per diversi minuti
Lascio le questioni sospese come il ponte di Brooklyn