Dovessi aggettivare il ricordo che ho di te, Invernale, direi, e sapresti il perché. Anni foschi in bianco e nero che gelavano addosso, Oggi a scuola, domani in un fosso. Sarebbe stato opportuno abba**are lo sguardo: Costa caro il rispetto di sé… Reducismo è quel mestiere Che non mi s'addice ancora, Ricordarti è sanguinare Come, quanto e più di allora. Malinconici meriggi consumati troppo presto Per le nostre discussioni, figurarsi per il resto… Giocai tra le pozzanghere, tra palazzi in costruzione Crebbi senza la tua educazione. E quel mio rimorso incredulo nasce solo da questo: Proprio io tuo cattivo maestro! Troppi libri scambiati con urgenza incendiaria E quel nome per te: Pasionaria.
Ma vorrei poterti dire Che ora so che c'era amore Resisteva ancora, in fondo, Un qual fossile pudore Che da solo può insinuare Tra due corpi con scadenza Il respiro d'un Eterno Di cui oggi si fa senza. Andasti fino in fondo al nostro viale ventoso Con quello stile tuo, volenteroso, Forse solo alla mia ignavia devo l'essermi salvato Dal destino che ti fu a**egnato. La stagione impazzita, la tua estate di piombo, Si doveva toccare quel fondo? Come sparo nella notte Che v'attinga il mio disprezzo Per voi che reggeste i fili Per pontificare adesso Dopo averci vellicato Quando si mordeva il freno E per la Ragion Di Stato Che fa dire: "Una di meno…"