Se cerchi nel buio della notte
l'alibi dei pensieri nascosti,
se cerchi nell'insonnia
la giustificazione del perché sei vivo.
O vivi o così ti chiami,
se trovi o credi di trovare
la soluzione ai perché,
alle ansie, disperazioni, ban*lità,
allora puoi anche dormire
nel pensiero di un un altro giorno di vita
in cui non credi.
Se ascolti il respiro,
il tuo più il suo,
se ascolti un respiro nella notte,
se vendi l'orecchio e non respiri
per non sentire il rantolo di qualcuno che dorme,
allora sei vivo,
puoi pensare ad un albero,
dei fiori di primavera
e vedere il film della vita,
comico nella tragedia
di chi incatenato,
senza forze e voglia
e desiderio di battersi
e allora sei vivo e pensi
e allora attendi tra le fessure di una finestra silente,
un domani.
Un domani, sia pur con la pioggia
ma che non sia pioggia
che lava le strade di sangue e di odio
di un mondo perduto nella fragilità
dei pensieri e desideri repressi dalle cravatte
negli uffici dall'aria condizionata
e non di coloro che ansimano
in un cerchio senza fine,
perduto nell'attimo d'un grido,
nel lamento di un odio ban*le
perché il gas non si accende.
Ed infine nel piatto dell'odio
per una vita schiacciata e perduta
nelle torture di un covo e di un ballo in maschera
che gira e rigira,
mentre le teste cadono e battono
e più non pensano un bla bla.