Se cerchi nel buio della notte l'alibi dei pensieri nascosti, se cerchi nell'insonnia la giustificazione del perché sei vivo. O vivi o così ti chiami, se trovi o credi di trovare la soluzione ai perché, alle ansie, disperazioni, ban*lità, allora puoi anche dormire nel pensiero di un un altro giorno di vita in cui non credi. Se ascolti il respiro, il tuo più il suo, se ascolti un respiro nella notte, se vendi l'orecchio e non respiri per non sentire il rantolo di qualcuno che dorme, allora sei vivo, puoi pensare ad un albero, dei fiori di primavera e vedere il film della vita, comico nella tragedia di chi incatenato, senza forze e voglia e desiderio di battersi
e allora sei vivo e pensi e allora attendi tra le fessure di una finestra silente, un domani. Un domani, sia pur con la pioggia ma che non sia pioggia che lava le strade di sangue e di odio di un mondo perduto nella fragilità dei pensieri e desideri repressi dalle cravatte negli uffici dall'aria condizionata e non di coloro che ansimano in un cerchio senza fine, perduto nell'attimo d'un grido, nel lamento di un odio ban*le perché il gas non si accende. Ed infine nel piatto dell'odio per una vita schiacciata e perduta nelle torture di un covo e di un ballo in maschera che gira e rigira, mentre le teste cadono e battono e più non pensano un bla bla.