Certo che stare in mezzo
In mezzo ai potenti
C'è di che ben rischiare
Di perder tutti i denti
Lo seppe bene Giobbe
Che, con tanta pazienza
Fece da cavia a un gioco
Di dadi e di potenza
“Quando esce il tre io lo rovino”,
disse Dio che tirò la prima mano
“Quando esce il due io lo salvo”,
fece il demonio, “lo avrò nel patrimonio”
Voilà, ecco il numero migliore
“Beato”, dichiarò il Signore
Ed ecco … a mille a mille
Morir fra i lampi, i tuoni e le scintille
“Due! Due!”, Lucifero gridava
E nel fragor tremarono i pianeti
Godendo del dolor di tal paziente
Di averne già lo spirito bramava
Certo che stare in mezzo
In mezzo ai potenti
C'è di che ben rischiare
Di perder tutti i denti
Durava la partita da ‘sì tempo
Che, annoiati i grandi, dal cimento
Decisero di mollare quel pezzente
Che gli anni a Giobbe non lasciavan niente
E mai una bestemmia, porco cane
Il resistente eroe un po' disfatto
…
Lui protestava, sì, ma piano piano
Certo che stare in mezzo
In mezzo ai potenti
C'è di che ben rischiare
Di perder tutti i denti
E si salvò per gran disinteresse
Dei due impegnati ora a pensare
L'antagonismo era così finito
La gran giocata fu la civiltà
Col terzo giocator che già sa tutto
Che schiavo del poter di bianco e nero
Si crede al centro di tutte le cose
E crede opposti complici la**ù
L'idea del peccato è un po' ban*le
Ma serve ad invischiar la società
Così i burattini auto scoccianti
Daran la colpa alla fatalità
Però…
Certo che stare in mezzo
In mezzo ai potenti
C'è di che ben rischiare
Di perder tutti i denti
Certo che stare in mezzo
In mezzo ai potenti
C'è di che ben rischiare
Di perder tutti i denti
Certo che stare in mezzo
In mezzo ai potenti
C'è di che ben rischiare
Di perder tutti i denti