La sala è lùgubre;
dal negro tetto
discende l'alba,
che si riverbera
sul freddo letto
con luce scialba.
Chi dorme?… Un'etica
defunta ieri
all'ospedale;
tolta alla requie
dei cimiteri,
e al funerale:
tolta alla placida
nenia del prete,
e al dormitorio;
tolta alle gocciole
roride e chete
dell'aspersorio.
Delitto! E sanguina
per piaga immonda
il petto a quella!…
Ed era giovane!
Ed era bionda!
Ed era bella!
Con quel cadavere
(steril connubio!
Sapienza insana!)
tu accresci il numero
di qualche dubio,
scïenza umana!
Mentre urla il medico
la sua lezione
e cita ad hoc:
Vesalio, Ippocrate,
Harvey, Bacone,
Sprengel e Koch,
io penso ai teneri
casi pa**ati
su quella testa,
ai sogni estatici
invan sognati
da quella mesta.
Penso agli eterei
della speranza
mille universi!
Finzion fuggevole
più che una stanza
di quattro versi.
Pur quella vergine
senza sudario
sperò, nell'ore
più melanconiche
come un santuario
chiuse il suo cuore,
ed ora il clinico,
che glielo svelle
grida ed esorta:
«Ecco le valvole,»
«Ecco le celle,»
«Ecco l'aòrta.»
Poi segue: «huic sanguinis
circulationi…»
ed io, travolto,
ritorno a leggere
le mie visioni
sul bianco volto.
Scïenza, vattene
co' tuoi conforti!
Ridammi i mondi
del sogno e l'anima!
Sia pace ai morti
e ai moribondi.
Perdona o pallida
adolescente!
Fanciulla pia,
dolce, purissima,
fiore languente
di poësia!
E mentre suscito
quei sogni adorni,…
in quel cadavere
si scopre un feto
di trenta giorni.
A. Boito, Opere letterarie, cit.