Hai spento già la luce e sotto le lenzuola di lino ricamato
ti sei addormentato
e tra i ricordi dell'ufficio e il senso di tensione
che ti ha lasciato il giallo della televisione
ti torna un pò alla mente il vuoto dell'ambiguità
di quella parte che ormai sei spinto a recitare.
Come un attore che ha una grande esperienza
ripeti le battute dette per convenienza,
dette per rimanere senza più dubbio alcuno
sul fatto che tra i poveri non c'è quasi nessuno,
sul fatto che senz'altro è impossibile cambiare
il ruolo che il regista così ha stabilito.
Ma tra il sonno ed i ricordi che ti turbano un poco
scorgi un volto scarno che ormai sta finendo il gioco,
che ormai tra il caldo e la fatica ed il rumore del capannone,
ha stritolato in un ingranaggio la sua vita, la sua liberazione.
Ti sembra di capire, ti accorgi di non trovare giustificazione ma...
cosa stai pensando, è stato un incidente, son cose che succedono a tanta tanta gente,
son cose a cui, poi tu non devi più pensare;
domani è ancora festa e andremo tutti al mare
andremo a dgerire tra sole spruzzi ed onde
Bisogna poi capire che non è proprio il caso
di stare a perder tempo con quel che hai sotto il naso.
Son altri gli ideali, un'altra la parola
che per anni hai studiato su dei libri di scuola
e poi la tua cravatta, il tuo colletto bianco,
non possono sporcarsi con il dubbio di un pensiero
e se può esser vero che al mondo c'è lo sfruttamento,
tu hai la possibilità di esserne contento,
tu che con la paura di cambiare stai sempre attento
a non sporcarti mai le mani e ad ogni momento
lasci che l'ingranaggio che ti ha già catturato
continui a stritolare la vita ed i pensieri
nelle baracche, nei lager di oggi, nei lager di ieri,
nelle fabbriche, nelle prigioni, nei vicoli del porto,
nella complicità di quella gente che come te
ha lasciato il dubbio di rinunciare
in un letto di lino ricamato.