Giorgio Gaber - Lona lyrics

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Giorgio Gaber - Lona lyrics

[parlato] Era una giornata di ottobre anche troppo qualunque, inerte. Ed è proprio in queste giornate che senti o ti illudi di poter dare un colpo di timone alla tua esistenza. E poi mi ricordo Eravamo io, Giulia e Lorenza E si correva in una strada sabbiosa E tu ci venivi dietro con indifferenza Per non farci capire che eri gelosa. Era il giorno in cui mi accorsi del nostro sfacelo E decisi di starmene un po' solo. Poi ho vissuto con Giulio Eravamo della stessa razza E leggevamo le stesse poesie Mi piaceva la sua delicata e inquietante dolcezza E si fondevano bene le nostre malattie. Si cenava alla sera alle nove e piano piano Con la stessa dolcezza noi ci odiavamo. Piano piano era già diventato Un rapporto pazzesco E allora capii Che era meglio un pastore tedesco. Oh, oh Lona! È buona la Lona, è un cane perfetto Mi piace la sua distaccata, elegante fierezza È un cane di razza, un esemplare stupendo Se la chiamo risponde al comando E si muove di scatto Ho trovato con lei Finalmente un rapporto perfetto. Oh, oh Lona! Le apro la bocca per farle un dispetto Lei reagisce, fa finta di mordermi, ma per giocare Si fa accarezzare e senza chiedermi niente Mi sta sempre vicino la Lona, Vuole solo il mio affetto Io la chiamo al mattino, Lei mi mette le zampe sul letto. Buona Lona, devo uscire un momento Buona buona, cosa ci hai da guardare Torno presto, lo sai, non ti posso portare Ecco, vedi, sono già tornato Hai visto Lona, non sono partito Non fare quella faccia, non guardarmi così Sono qui. Basta Lona! che cosa ti piglia? Non lo vedi che mi ami troppo, che mi ami male? Non è mica normale Anche se uno non vuole va sempre a finire così Che ci si a**omiglia Tu sei tutto per me Sei una madre una moglie una figlia. Ma non vedi come mi hai ridotto Sono sfinito, mi hai distrutto Non posso mangiare nel piatto dove mangi tu Non posso leccarmi i baffi Rincorrere gatti e farfalle Adesso ne ho piene le palle, non ne posso più. Lona non mi puoi rimproverare Sto strisciando, ho imparato ad abbaiare Non parlo, non rido, non piango Mi gratto, mi annuso, mi rotolo nel fango Cammino a quattro zampe, non vedo più il cielo Comincio a ringhiare, mi è cresciuto anche il pelo E mangio come un cane e dormo come un cane E frugo per terra con il muso E ti odio come un cane, Ti sbrano come un cane Ti ammazzo come un cane rabbioso Non ne posso più, non ho più rimorsi Non ho più pietà Non m 'importa un cazzo Ti ammazzo, ti ammazzo, ti ammazzo! [parlato] Lona che pensi? Lo sento che pensi a qualcosa. Non sono violento. Non ci ho niente da dimostrare io. Te lo sei inventata tu che ero il padrone... io non sono violento. La dovevi smettere di chiedere... è tutto lì. Ecco cosa dovevi fare... Chiedere, sempre chiedere!... E poi tu chiedi male... cioè, è quel chiedere e non chiedere, avere paura... ferita, ecco, sempre ferita, con quegli occhi lì... Guardala! Non c'è niente di peggio di chi ci resta male. Di tutti i modi di chiedere è il più tremendo. Meglio che uno dica: " voglio, voglio, voglio ", come (abbaia) mica (guaisce). Fai la vittima, eh? E quando fai la vittima credi di essere remissiva, e invece sei violenta. Ecco, si, sei tu che sei violenta. Eh, si. Perché, la violenza si fa solo col fucile? E la violenza non aggressiva? E la violenza docile? La violenza di chi non può essere abbandonato, di chi non ce la fa a star sola e fa quella faccia lì, quegli occhi lì che conosco a memoria, che fa finta di dire " tu puoi anche andartene via... " Non è vero, non è vero che esistono due possibilità. Io ce ne ho una sola... E questa è violenza. Non posso andar via perché mi ricatti, mi ricatti col tuo dolore a**urdo!... Scusa... Mi ricatti con l'amore, col tuo grande amore. A me non mi fa niente bene essere amato molto. Almeno così. Dammi retta, appena uno ti ama così scappa. Non è mica gratis. E pensare che c'è chi si lamenta perché non è amato. Ma essere amato allora? È una cambiale... prima o poi la paghi. Una cambiale a scadenza indeterminata, ma che incombe... Un incubo. Mi piacerebbe essere un camionista coi vetri tappezzati di cani e di donne... Ma lì, solo lì, per guardarli prima di dormire. Insomma, si fa per dire... Non ti offendere, Lona, non l'ho detto per te. Certo, certo. Se ci avessi avuto un camion ti avrei portato con me. E poi mi ricordo Che senza un preciso ricordo Rivedevo gli amici come un convalescente Camminando in posto affollato e un po' a**urdo Con la faccia di uno che ne ha pa**ate tante E il mio orecchio un po' sordo, un po' a**ente, registrava Le parole di un amico che mi raccontava Tutto quello che era successo Quando non c'ero. Statistica di coppia: Sopravvissuti zero.