I STROFA Angelo barba folta incolta sudore e piscio Vista doppia dopo un doppio whisky liscio Anima un cartone, televisore quaranta pollici Dove Simone guarda cartoni animati fino alle undici Angelo barbone della stazione sguardo sincero tutti sanno chi è nessuno lo conosce davvero si gira e rigira quando scende la notte Sdraiato su un lato avvolto da coperte rotte Angelo fregato da Volpe e il suo gatto E da una clausola a pagina 12 di quel contratto ricordi in accordi di un fedele strumento Con cui taglia la miseria e un crudele vento Angelo conosce i volti di miseria e nobiltà Gli imprevisti più tristi del monopoli dell'umanità il prezzo del pedaggio al parco della vittoria come quello dei vicoli stretti di vana gloria Rit Angelo barbone anima un cartone Angelo al capolinea fuori la stazione Angelo cielo stellato destino infame Angelo senza ali dalla fama alla fame Angelo barbone anima un cartone Angelo chitarrista fuori la stazione Con il suo strumento per tagliare il vento Angelo miseria e nobiltà del talento II STROFA Ma la nottata non pa**a Angelo non dorme vede Dea pa**are nel profumo delle orme lei gli sorride come ogni sera a quell'ora E il cuore pompa ancora...ancora...ancora Angelo lurido cupido imbraccia l'arco più bello Fatto da un elastico di una mutanda e un ombrello scocca frecce tra le fecce di una miseria incallita mentre rispecchia la vita in una vecchia anta ingiallita [gialla]come l'oro chiuso nella gioielleria affianco al cartone protetta da allarmi da un vigilante e un barbone A ricordarci che c'è sempre qualcosa a separarci da altro E di incastri di contrasti di un gioco sempre in atto Angelo orina dietro la vetrina ori e preziosi Bramati da donne comprati da uomini gelosi Vede il prezzo di quel diadema mentre aggiusta la cerniera lo immagina in testa a lei in un'altra vita un'altra sera Rit III STROFA È sveglia la notte Angelo dorme un'auto frena all'improvviso quattro ragazzi lo a**algono lo picchiano in viso Bastoni ai barboni urlano pazzi a**etati di sangue Violenza gratuita spranghe su una società che langue Angelo è nero di rabbia lividi miseria e paura rivide parti di vita in tournee in una partitura quando un'altra auto frena sente una sirena I colpi farsi meno forti e sparire dalla schiena Sente i pa**i dei ragazzi disperdersi nel vuoto come quello che li ha avvolti in giochi senza scopo trema al tocco di una mano che lo ra**icura è Cesare il vigilante nella sua giacca scura Angelo in un letto d'ospedale con le ossa rotte ringrazia l'amico che gli porta del the ogni notte e sorride nel ricordo di lei in teatro quella serata e si fa forza perché “addà pa**à a nuttata” Rit