[Verse 1: Napo] Ormai niente riesco a condividere con te che Manifesti e fai discorsi discordanti con la statua della giustizia! Te lo scordasti? È stato un gioco di rimandi, con te! Quando ancora c'era spazio a diramarsi Tu dimostravi, io ero impegnato negli scavi Hai fatto strada districandoti tra telecamere e lacrimogeni Fino ad arrivare a perderti E scrivere sui muri dei romanzi in quattro parole Che ci fanno ridere di gag vere O più spesso disperare dentro per la tua accettazione inconsapevole Dei meccanismi di causa-effetto È la rabbia che ha Mangiato il gioco nelle tue mani Un tempo almeno ardevi e ridevi Adesso i tuoi tizzoni negli occhi sono Estremi, carbonizzati, freddi Che macchiano le superfici di scudi e manganelli È un bagno di cenere, niente sangue Ormai più niente che riguardi le battaglie ed i conflitti Questa guerra ti ha privato della vita e dell'acume Non gridare al tuo nemico il vergognarsi dei suoi atti Perché la vergogna più ancestrale delle rune È una delle cause scatenanti! Dammi retta, impara ad abitare sulle dune Non riappropriarti degli spazi se non esiste proprietà Lascia pure che i palazzi di trasformino in discarica! Nei rifiuti c'è un tesoro, perché trascendono il lavoro Prima che tu muoia, cerca un rifugio ed aspetta E mentre attendi prova a fare in modo Che l'umorismo ti riaccenda! Non la comicità! Non l'ironia! Dico quella sfumatura di cui hai perso la visione! Il nemico si sconfigge mentre ridi Prima che lui ti ridimensioni nella sua ridimensione! Brucia la tua casa! Brucia la tua macchina!
Fargli trovare solo i resti! I gesti non violenti, devono essere terrificanti, i più ingiustificabili Senza nessuna spiegazione! Basta a**emblee! Basta aggregazione! La rabbia che rivolgi ai tuoi nemici Ritorna e si ritrova in ogni tuo rapporto sociale Come in quel film in bianco e nero che ti piace spesso citare! Una rabbia che non consente di mettere in pratica L'eversione come un gioco Permette che tutto si spanda a macchia d'odio Ti lascia solo sull'istmo del pacifismo spicciolo e biblico del "Porgi l'altra guancia" Ma tra questo e il precipizio del conflitto controllato In cui sei condotto e da cui vieni sedotto, preferisco una miseria L'AUSTERA POVERTÀ IN CASE DI LAMIERA! Sempre più intoccabile, sempre più distante dal bisogno Io non scelgo, io invento! Trovo attorno spazi di silenzio, che lo stato non mi dà Che la città non si riprende Io non riesco a spiegarmi per niente E a questo punto si rimette tutto alle intelligenze Di persone prese singolarmente! La rivolta delle piccole solette da scarpe Contro gli uomini dotati di cappotti E in mezzo i cani magici gialli Che portano le teste in altri mondi Rendendo gli immaginari pronti Di spiriti attenti e colmi di gelato da elargire Ai rosmarini secchi che forse necessitano Secchi di gelato da mangiare Fammi essere il tuo gelato interiore, il tuo gelato interiore Il gelato è la mia volontà, e sta sparsa In ogni maxima gelateria di alta qualità Ho la volontà dell'universo dentro una coppetta Dentro un semplice conetto, e tu cos'hai? Le bandiere? Le bandiere non si mangiano!