Tornavo a casa di notte,
una fresca notte
percorrevo la mia via
verso casa mia
e così come per gioco,
un macabro gioco,
dalle porte delle case
si affacciavano
o solo presenziavano
quelle anime,
i vecchi abitanti di quelle porte.
(...) povero infelice
che zoppicando, con mano rattrappita,
portava l'acqua dalla fonte a casa
dove spariva nel buio del portone,
maleodorante di urine di vecchi ubriachi
Mentre fuori accecava il sole
a cui non dare dato oltrepa**are il limite
della cupa ombra
La via tornava buia
e poco più in là sulla porta
c'era quella donna di cui non saprò il nome
ma la ricordo giovane e bella
(...)
in quella stanza dove entrai bambino
con quella tenda che divideva il letto
dal resto della casa
Avvicinando dentro un (...)
della mia casa
in fondo alla via
spalancai di nuovo la porta
di quella casa miserabile
Quelle due bambine
piene di moccioli, di pidocchi (...)
le rivedo con gli occhi chiari
che mi fissano come gatti al buio
Ed io fui fuori al sole
che intanto illuminava radente
gli stipiti delle porte e delle finestre
Ora di nuovo al buio
a prendere il fresco
il vecchio Crociani
cavallaio, matusalemme,
uomo pio, buono, silenzioso
Lo dipinsi tante volte
nella sua tetra e umili stamberga
accanto a lui abita Isolina,
misteriosa vecchia bigotta.
Con quella stanzetta,
divisa con un paravento di tela grossa,
sempre buia,
dove il sacro delle immaginette
si mischiava con la superstizione
Ora li vedo tutti,
davanti al mio portone:
giovani madri, bambini,
vecchie mammalucche, giovinette (...)
Sono lì insieme che (...)
e parlano a voce alta, concitata...
Improvvisamente, calando il volume
della conversazione...
Loro non mi vedono
ma io li riconosco tutti
potrei d'ognuno descrivere
gioie e tristezze
e la vita che mevavano
Sento gli odori
e l'aria ferma
senza rumore
estraneo alla strada
lontano rintocca
mezzanotte di allora
ed io attraversando
tutte quelle anime
infilavo con un brivido
lo stesso portone.