E venne un tempo di tempesta, gelò il sorriso ai timidi, cambiò l'attesa della festa nei cittadini increduli, portò una serie di paure dentro alla folla pavida, mandò i pensieri sulle alture, la fantasia fu arida. Adesso scendo in confusione per un pensiero singolo, perché ogni suono, ogni colore dev'esser vuoto e frivolo e se c'è un moto di protesta rimane in fondo all'ugola e resta muto ad accettare un'altra nota stridula. Un'emozione inesistente colpisce l'occhio vitreo ed il messaggio va alla mente per un can*le libero e lentamente tutto cambia dentro alla testa immobile, sofisticati inconsciamente da un sedimento video.
E le promesse di speranza di una città più consona sono perdute in una danza di un'energia economica e se il giudizio incompetente è una realtà politica sarà il domani solamente un'entità fantastica. Il combattente esistenziale cantò poemi d'Africa, sognò di mondi visionari, di sazietà romantica, posò le mani sul futuro, pensò che l'uomo fosse là, come che avesse qualche senso la leggendaria umanità. E che fatica andare avanti e non sapersi arrendere, fingendo d'essere fra i tanti che fanno vuoto a perdere, poi sostenere un'altra volta che l'uomo può anche vivere, trovare il tempo per giocarmi la vita che ho da spendere.