Milano marzo '71
si è spenta l'eco dei tamburi
rivoluzione corre sopra i muri
troppe firme per un solo colore
E le piazze son deserte
le bandiere e gli striscioni ripiegati
in girandole di frasi
l'urlo e il gesto
quasi già cristallizzati
Ma si deve continuare
per la strada che se è antica
oggi è diversa
Perché il senso non si sprechi
né la prossima energia
venga dispersa
Ma il poeta contadino
cerca Dio dentro la mela arruginita
Mentre il mistico cantore
già si inietta poesia dentro alle dita
Hanno poi spogliato il re
e gli han reso anche un favore,
aveva caldo
Il re che a un saldo di stagione
vince l'asta dei giullari d'occasione
E poi le notti lungo i navigli
tra sbadigli, il vino ed il fumo
nel consumo del canto popolare
ritrovarsi, scoprirsi e suonare
Ma al gran ballo mascherato
il folk è l'ospite d'onore
più richiesto
Lesto il gran cerimoniere
fa i suoi conti col ca**iere
e si compiace
Basta mettere un costume
e ricalcare con maestria
le proprie orme
E giocando con acume
ogni volto vecchio a**ume
nuove forme
L'arte netta dei poeti
e i messaggi dei profeti
sono sparsi
Nostalgia di barricate
alimenta i cipigli
e sacri versi
E imbracciate le chitarre
esplode il voto
a ventisette megatoni
Sui bastioni del dissenso
il consenso collettivo
è a**icurato
E poi ritrovarsi su un palco
e voler scavalcare quel fosso
dello slogan da cantarsi addosso
alla ricerca di un proprio discorso
Non paghiamo mai tributi alla poesia
per quattro rime musicali
La città che noi cantiamo
non è il tempio di rivolte occasionali
Siamo solo testimoni musicanti
e per questo un po' cialtroni
Ma i discorsi restan seri
anche se sanno vestirsi da canzoni
E la fabbrica di note
che al mercato delle pulci
mette banco
Non si aspetta solamente
che diventi vuoto e stanco
il nostro impegno
Vuole che si resti soli
su di un fronte
a coltivare il nostro sdegno
Vuole che si smorzi il dubbio
che coscienza poi trascende
in sicumera
E noi siam qui stasera
E noi siam qui stasera