Un giorno lontano quand'ero innocente
e tutta candore e virtù,
se un tale veniva a farmi la corte
gli davo a**ai poco e mai di più!
Poco importava a me
che fosse ricco,
ben lavato anche al venerdì,
e che educato fosse, sempre “comme il faut”.
Io rispondevo: No!
Solo così non c'è da perdere,
ci si salva sol così.
Anche se la luna splende in ciel,
anche se la notte è calma e senza vel
non si deve andar più in là.
Si, è meglio essere fredda e senza cuor
e lasciarsi andare non si può.
Non si sa quel che può accadere,
bisogna sempre dire: No!
Il primo che venne era un tale del Kent,
era bello, era pazzo di me;
secondo fu un duca con cento castelli,
e il terzo era ricco come un re.
Cosa importava a me
dei loro soldi,
del profumo anche del venerdì,
dei colletti e dei guanti sempre “comme il faut”.
Io rispondevo: No!
Solo così non c'è da perdere,
ci si salva sol così.
Anche se la luna splende in ciel,
anche se la notte è calma e senza vel
non si deve andar più in là.
Si, è meglio essere fredda e senza cuor
e lasciarsi andare non si può.
Non si sa quel che può accadere,
bisogna dire sempre: No!
Ma un giorno, e fu un giorno colore d'azzurro,
un tipo deciso arrivò:
entrò nella stanza, appese il cappello
ed io quel che feci non lo so.
Cosa importava a me,
se non ne aveva,
se non cambiava il colletto al venerdì,
e che importava se non era “comme il faut”.
A lui non dissi: No!
Cosa c'era ormai da perdere
quando tutto andò così?
E la luna risplendeva in ciel
e la notte era calma e senza vel
e si andò molto più in là.
Non bisogna esser fredde e senza cuor,
contro il cuore andare non si può.
Più di quello non può accadere.
Da allora non ci fu più No.