Sei molto presa dall'idea
Che infine ci incontreremo:
Vedi sempre la stessa scena,
E non si sa da dove venga io,
Ma per comodità la mia figura
Si forma in quel momento
E qualcosa ti cade di mano, anzi no.
Sei tornata a fiorire
Tu vignetta gentile
Con una fretta di furbe nubi d'aprile.
E provavo qualche cosa per te,
Questo provai, soltanto che mi sfuggì
Quella prova. Non ci vediamo che da sempre
E questa ti pare una buona ragione
Per sporgere le labbra, come un fischio,
E poi guardare altrove, senza però fischiare,
Cominci a capire chi siamo:
I nostri emissari venuti a discutere
Molti punti difficoltosi.
Ho stravisto per te
Non so chi, non so che,
Resta lo stile delle agitate vigilie.
E il tumulto
Che da te sortì,
Detto così, so solo che mi sfuggì
Qualche sussulto.
E tu nonostante ciò solleciti,
Mesta, calma e onesta e un po' scolastica.
Potremmo per miracolo inciampare
Con la stessa disinvoltura ed eleganza
Con la quale sprofondano i piroscafi in mare,
Con tutte le luci accese,
E si direbbe che a bordo c'era un ballo,
Luccicando le stesse
Vaghe spine, indigeste,
Degli estri scritti,
Tra i fitti immensi nerastri.
E ti strinsi,
Ed il senso sparì:
Essendo lì,
Nel senso che mi sfuggì,
Seguendo l'istinto,
Tutto il senso che s'è letto, tutti i libri.