Io mi confido tra le ombre del mio mondo in bianco e nero
Le mie gambe sono informi e non mi muovo per davvero
Ma avevo dei bellissimi occhi blu
Che conservo con riserbo e non indosserò mai più
Sono mano nella mano col mio demone, bisbiglia cose cui non voglio renderti partecipe
Odia il vile, ne comprende la natura debole per quanto sia illusorio conversarci è dilettevole
Ed anche noi come il diavolo che decadendo fu innalzato a "eternità" al logoramento, qua siamo i postulanti di quel dato momento; schiavi e caduti dal tempo
Così intemporale, poi diverrà elemento della sua propria ragione dell'esser movimento, l'uomo si trascina al suo proprio fallimento; nudo ed abusato da dentro
Saturno se n'è andato sopra al treno delle mezzanotte, al freddo per la neve ma al caldo per le botte. Di una vita
Trucco colato sulla pelle, sotto i lampioni, sotto le stelle
Parto domani, dammi le mani, i tuoi capelli sono gli origami che mi regali
Non abito più a questo mondo, non abito qui, vivo nella mia testa e mi va bene così
Da quando ho fallito la fine del mondo finisco e tradisco ogni cosa ogni giorno, demarco il confine da chi mi sta attorno con fili sottili che dono al mio foglio
Ho i brividi e svengo su questa città, perché come stai sveglio se vivi a metà? In diversi universi di versi sapresti come trovare più bella realtà?
Evoco l'inarrivabile labile bile del mio divenire che vede la fine e la vive per dire se il fine è sicuro o dovremmo partire, per aridi lidi vivi di nuovo, miei vividi lividi vivi di nuovo, dividimi in modo io viva di nuovo i miei limiti alle sorgenti del vuoto