La prima volta fu quando si mise a ridere davanti allo specchio Ruppe un bicchiere e si taglio coi pezzi certo non perchè fosse vecchio, E la seconda volta fu quando lo ritrovarono sdraiato alla stazione E non sapeva se partiva, se tornava e che cosa ci faceva in quella strana posizione, Contava i punti di una linea, disse, la linea dei binari, Per misurare la sua distanza dalla vita usava i numeri immaginari. La terza volta fu quando vinse al poker una fitta al cuore che non lo amava E fu convinto che era sua la colpa perchè lui a poker barava. La quarta volta fu quand'era bello stare ad ascoltarlo per ore, Improvvisarsi una memoria sanguinante e divertente come un ultimo amore. La quinta volta fu quando rimase fermo più di un giorno sul portone E non sapeva se rientrava o se usciva e che cosa ci faceva in quella strana posizione, Tentavo i bordi della vita, disse, della vita e del suo alfabeto,
Mentre la morte mi addescava con le calze nere, disse, io sudavo vetro. La sesta volta scese in strada e fece un fuoco d'artificio con i suoi documenti, Volto le spalle a quei bagliori rossi al fumo e disse: "indifferenti". E poi la settima fu quando si lascio scavare da una ferita, Perse i capelli, i denti e quelle unghie con cui aveva sempre graffiato la vita. L'ottava volta si senti inseguito, disse, da un rumore di pa**i di donne, Si riconobbe in un pa**ante e poi cercò le spie nascoste tra le colonne. L'ultima volta lo trovarono seduto a lato della notte, Con un cappello a larghe tese, una cravatta e un muso pieno di botte, E disse sono qui tranquillo amici, disse, sono qui tranquillo che aspetto il giorno, Però lo so ho perduto, si lo so ho perduto il mio biglietto di ritorno.