Era sabato di pomeriggio
pa**eggiavo per la mia città,
camminavo con l'occhio un po' fisso
sbirciando i colori della realtà.
Una lunga colonna di auto,
intonava la sua sinfonia,
dirigeva con rara maestria
un'autobotte targata Pavia.
Sui palazzi segnati dal tempo
nei giardini ripieni di risa
una lama di sole un po' caldo
invitava alla primavera.
Ma, arrivato all'angolo
vidi lei, solo lei,
tutto si nascose,
anche il sole, anche il sole.
Un silenzio magico,
intorno a me, intorno a lei,
sentivo solamente la sua immagine su me.
Uno schianto ve lo giuro,
non ricordo poi che fu.
Uno schianto, ve lo giuro, non ricordo poi che fu...
In un vestito grigio, magari di lamé,
le sue curve procaci mostrava solo a me,
due occhi grandi e gelidi ho visto in mezzo ai miei,
la sua andatura agile l'avvicinava a me.
Con fare malizioso e un poco provocante
permette che la sfiori con la mano un po' tremante.
Insieme a lei io vidi il sole con le stelle,
dei fiori un po' giganti, sentii voci di santi, ma ...
Ma forse non son stato, non sono stato chiaro,
non so se vi ho spiegato chi era in verità.
Perché era ...
Era una chiave inglese numero trentasei,
tenuta salda in mano da un giovane borghese,
di quelli per intenderci che la rivoluzione
giocano a farla in nome di Marx e del bastone.
Di quelli che il regime ha fabbricato in serie
perché lo difendessero dalle persone serie.
Era sabato di pomeriggio,
non ricordo neppure la via,
mi han poi detto che in quel pomeriggio
ho incontrato madama... democrazia.