«Vai cavaliere per il tuo sentiero,
dipingi il tuo scudo d'argento e di nero.
Vieni vicino, ti voglio parlare:
la via per il cielo ti voglio indicare.
Aspetta che il giorno reclini la testa
e che la notte accenda luci di festa;
sotto la Luna risplende la sera,
risplende forte in questa notte nera.
Se vuoi regnare sulla notte
e sul gelo uccidi il tuo re:
sarai padrone del cielo,
ed il suo sangue – il sangue del Sole –
racchiudi in uno scrigno ricoperto di viole.
Poi la tua spada getta dentro il lago:
sarà trasformata in smeraldi dal mago.
Ed io – la Luna – regnerò in eterno:
il sangue scioglierà il ghiaccio dell'inverno».
«No, Luna, no, io sono un cavaliere,
non posso al tuo calice, avido, bere!
Io al Sole devo questo corpo,
il potere sul mondo, le cose più belle.
Ma ancora più bella per me è la mia fede,
la spada e la terra che calpesta il mio piede,
il Sole è il calore che inonda la terra:
questo è il mio re, per lui farò la guerra!
Io l'ho giurato alla primavera:
difenderò i suoi fiori dalla fresca sera.
Io l'ho giurato all'estate calda:
avrà i suoi fiori il pesco e fiorirà la malva.
Io l'ho giurato all'autunno mite:
avrà le foglie gialle e crescerà la vite.
Io l'ho giurato anche al vecchio inverno:
con il ghiaccio e con il gelo combatterò in eterno!
Io sono nato con il Sole nel cuore
non morirà il mio re… ma il cavaliere muore».